Torta Red Velvet: la storia

Io non sono mai stata un grande fan dei dolci americani, ma se devo dire che c’è uno che mi ha sempre incuriosito, ed è la Red Velvet. Vuoi per il colore, vuoi per la consistenza, è sempre stato un dolce che mi ha attirato.

Ma è stata soprattutto la storia di questo dolce a incuriosirmi.

Così una lunga ricerca (Internet è veramente un’oceano) ho trovato un paio di articoli che riportavano tutte le informazioni che mi parevano interessanti e ho cercato di fare una sintesi.

Nei primi anni ’40 la Compagnia Adam Extract del Texas, era in difficoltà finanziarie, come molte attività imprenditoriali durante la Grande depressione, e avevano bisogno di una strategia per vedere più colorante alimentare.

Il signor Adam e sua moglie Betty stavano pranzando al ristorante del Waldorf Astoria a New York (chiaramente non erano ancora messi malissimo dal punto di vista economico!), quando fu servita loro la Red Velvet Cke, colorata con il succo di barbabietola, che era sul menù dell’hotel dagli anni ’30.

Adam, una volta assaggiata la torta, realizza che il suo colorante rosso poteva essere usato per potenziare il colore rosso della torta, senza modificare il sapore come faceva invece il succo di barbabietola. Così la sua azienda elabora e produce una ricetta originale per la Red Velvet Cake.

Questa non era altro che una torta al cioccolato tinta di rosso con il suo colorante e ricoperta da una crema al latte chiamata Ermine Frosting o Original Betty Icing. Più tardi, quest’ultima fu rimpiazzata da una glassatura che non richiedeva cottura. Inventarono inoltre una battuta orecchiabile per questa torta “La torta che tutte le mogli dovrebbero preparare” (qualsiasi cosa volesse dire).

Non era quindi una ricetta originale.

L’unica cosa che la rendeva originale era l’aggiunta del colore rosso. Perchè prima infatti, molto prima che il Waldorf cominciasse a sfornare la Red Velvet, le velvet cake erano molto comuni. Erano infatti una semplici torte con una voluttuosa consistenza dovuta alla reazione tra l’acidità del latticello e la basicità del bicarbonato.

Esistevano diverse versioni della velvet cake, e comparivano nei libri di ricette datati prima del 1880. C’era la velvet all’ananas, al limone e tante altre. Il nome Red Velvet Cake era quindi riferito semplicemente a una torta alla vaniglia fatta con lo zucchero rosso, che altro non era che lo zucchero di canna.

Una versione mogano della Red Velvet era una torta al cioccolato che tendeva a diventare rossastra quando, nella preparazione, il cacao si mescolava al latticello.Il cacao infatti, come molte altre piante, contiene dei componenti chiamati antocianine che sono di colore rosso e conferiscono questo colore a tutte a ciascun vegetale che le contenga, dai lamponi, alle barbabietole, alle rose.

Le antocianine nel loro ambiente acido naturale sono di colore rosso brillante, ma in ambiente alcalino virano al marrone.I produttori di cioccolato dei Paesi bassi scoprirono questo fenomeno nei primi anni del 1800 e cominciarono ad alcalinizzare tutta la loro cioccolata e il loro cacao, per rendere più intenso e marcato il colore e di conseguenza alzare il prezzo.

Questo diventò il metodo per produrre polvere di cacao e negli anni ’30, quando il Waldorf proponeva nel menù la Red Velvet Cake, la reazione chimica naturale che colorava l’impasto di una tinta rossastra era già in disuso. Loro infatti aggiungevano il succo di barbietola per renderla rossa. E così le ricette della Red velvet prodotte alla vecchia maniera, colorate naturalmente si persero nei libri di storia.

La Red Velvet, nonostante tutte le ricette stampate sulle scatole di colorante e l’orecchiabile slogan “La torta che tutte le mogli dovrebbero preparare”, non divenne mai popolare negli USA.

Poi nel 1989 fu prodotto un cortometraggio chiamato “Steel Magnolia”, e aveva come protagonista un con un torta Red Velvet a forma di Armadillo glassata di grigio. Fu così che la torta decollò. A quel punto la torta era presente ad ogni ricevimento nuziale delle spose del Sud degli Stati Uniti e la famosa pasticceria di New York (che per coincidenza si chiamava Magnolia Bakery) comincio a vendere la sua leggendaria versione. E nessuno si guardò mai più indietro.

red velvet cup cake

 

Privacy Policy